I miti
IL MITO DI THEUTH
Questo brano è tratto da un dialogo di Platone, il "Fedro", in cui egli racconta un mito per chiarire i motivi della sua personale diffidenza verso la scrittura e quindi della scelta del "dialogo" come modalità più adatta per esporre le proprie dottrine. Platone rivendica la sua superiorità della cultura orale su quella scritta in quanto la conoscenza vera, per lui, implicava il rapporto tra due o più interlocutori coinvolti in una comune ricerca della verità.
Presentandosi al re egizio Thamus, il dio Theuth, inventore dei numeri, esalta la grandezza della scrittura, in particolare perchè con questa tecnica gli uomini avrebbero potuto rendere stabili nel tempo le conoscenze. Il re Thamus però è diffidente verso la nuova tecnica, in quanto ritiene che potrebbe produrre dimenticanza nell'animo degli uomini, in quanto essa "non è una ricetta per la memoria, ma per richiamare la mente".
IL MITO DEL CARRO ALATO
Nel Fedro, in particolare nel mito del carro alato, Platone ci ha lasciato un'indimenticabile pagina di altissima poesia.
L'auriga, cioè la ragione, aiutato dal cavallo buono (l'anima irascibile e il coraggio), combatte una terribile lotta per sottomettere il cavallo cattivo (l'anima concupiscibile e la furia degli istinti carnali) e condurre in tal modo il carro (l'uomo) sulla giusta strada.
Secondo Platone, questa si tratta di una metafora che esprime bene la condizione umana, caratterizzata della lotta incessante tra pulsioni e desideri contrapposti
IL MITO DELLA CAVERNA
Secondo questo mito platonico, gli esseri umani sono come prigionieri incatenati fin dalla nascita in una caverna e costretti a guardare verso una parete. Dietro di loro la caverna si apre verso la luce, con un fuoco che brucia a una certa distanza. Tra il fuoco e i prigionieri, c'è un basso muro e dietro di esso passano delle persone che portano statue, figure di animali e altri oggetti, facendoli sporgere al di sopra del muretto. I prigionieri vedono solo le ombre di tali oggetti proiettate sul fondo della caverna.
Uno dei prigionieri, però, si liberò dalle catene e si voltò andando a camminare volgendo gli occhi verso la luce. Egli soffrì un poco per la luce abbagliante del sole, ma si adatterà gradualmente alla nuova visione. Una volta che di fosse adattato a sostenere la luce del sole, avrà difficoltà a ritornare nell'oscurità e preferirà patire qualsiasi sofferenza anziché vivere quella miserabile vita. Egli quindi cerca di salvare i suoi compagni dall'ignoranza e farli partecipi della verità.
La caverna rappresenta il mondo sensibile, in cui gli uomini sono schiavi dell'ignoranza, che li incatena alla conoscenza delle immagini delle cose e il sole rappresenta invece la conoscenza delle idee, come il Bello, il Giusto e il Bene.
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